Democrazia, ovvero tutti contro tutti

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Ogni volta che arriva il momento delle “elezioni”, risulta sempre più evidente un fatto: la “democrazia” è lo strumento migliore di cui un gruppo di potere può disporre per tenere a bada la “massa”.
Il problema di chi detiene il potere, dall’inizio dei tempi, è infatti trovare il modo per tenere soggiogata la gran quantità di sudditi, numericamente di molto superiore rispetto all’elite che governa.

La soluzione più raffinata al quesito l’ha offerta proprio la democrazia: basta fare in modo che la massa si divida e si affronti tra sè.
Occorreva creare “fazioni” – destra sinistra, sopra sotto, progressisti conservatori, riformisti liberali liberisti – e lasciare che la massa si tenesse occupata per conto suo.
Meglio il partito giallo o quello verde?
E’ più credibile l’onorevole Strarubo o il presidente Bevilsangue?
E se non scelgo nessuno?
Votare o non votare: ulteriori divisioni.
I dibattiti dilagano, le discussioni imperversano, le parole scorrono e scorrono, e gli animi si scaldano.
Energie buttate al vento, cattivo sangue, cattivo umore, rabbia e frustazione, gli uni contro gli altri.

D’altra parte, se ci si trova di fronte ad un branco di cani randagi inferociti pronti a saltarci addosso, la soluzione per sfuggire al pericolo è gettare tra di essi due o tre bistecche e lasciare che si sbranino tra di loro.
Quando c’erano i re, quando c’erano i nobili, e dopo i dittatori, si aveva una situazione in cui un gruppo di potere aveva di fronte una massa di sfruttati compatta, uniti nella consapevolezza che il nemico fosse colui che sta in alto e sfrutta “la plebe”.
Una situazione potenzialmente pericolosa, in cui solo un utilizzo smodato della forza poteva servire per evitare il peggio.
Con la democrazia invece il problema è stato risolto egregiamente: bistecche lanciate tra la folla, e il gioco è fatto.

 

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