Denver, fatti e considerazioni al di là del pattume mainstream

 

Ormai l’élite sembra decisa ad usare sempre più “manchurian candidates” per l’attuazione dei propri intenti. Un’altra sparatoria apparentemente causata “dal pazzo di turno”, alla Breivik, uomo del Mossad. Per James Holmes, autore della strage al cinema Aurora in Colorado, si vuole inscenare lo stesso copione. Sempre grazie ai bloggers e qualche bravo giornalista, ovviamente non mainstream, emergono particolari e dettagli decisamente inquietanti che rivelano l’intenzionalità del massacro. Ora c’è da capire il movente ma subito Mr Wall Street Obama mi è venuto in “soccorso”, dichiarando che gli Ak47 dovrebbero essere solo nelle mani dei soldati e non dei criminali (già, è quello che sostiene anche Assad….scusate la disgressione) beh a quel punto è stato facile presumere che si volesse puntare alla cancellazione di un altro diritto del

cittadino americano, ossia il possesso delle armi. Mi chiedevo quanto tempo ci avrebbero messo ad avanzare tale “richiesta”. Gli americani anche in casa propria cominciano ad essere insofferenti nei confronti delle banche ed iniziano ad innervosirsi. Ai criminali al potere in Usa piace finanziare il caos e la guerra ovunque nel mondo non sia presente il loro potere e certo lo spettro di ritrovarsi in casa propria con una popolazione armata che potrebbe non gradire la linea di condotta  li spaventa un pò. Soprattutto alla luce della brutta aria economica che tira….Ma non è tutto qui..

Il killer di Aurora lavorò in un campo israeliano in California di Effedieffe su Stampa Libera
La strage di Denver e le stragi precedenti: cui prodest? su Scienza Marcia che conferma i miei dubbi su Michael Moore come gatekeeper (ed infatti, da bravo promoter dei democratici subito si getta contro il secondo emendamento che concede il diritto ai cittadini americani di possedere armi)

Aurora Batman. FBI aveva avvertito il 17 maggio di possibili attacchi cinema.
Documento dell’FBI

Questo documento “segreto”  è stato inviato al blogger Dutchsinse che ha creato questo video

su Tutto Uno

Massacro dell’Aurora: Come sfruttare una tragedia

A poche ore dal tragico massacro avvenuto al cinema Aurora, durante la premier del nuovo film “Batman: The Dark Knight Rises”, i soliti opportunisti politici hanno sfruttato l’incidente per spingere l’acceleratore riguardo il controllo delle armi. Il sindaco di New York Michael Bloomberg ha fatto richiesta sia a Mitt Romney che a Barack Obama “di informare i cittadini su cosa hanno intenzione di fare rispetto a queste stragi di massa”.

Esattamente come previsto nel nostro precedente articolo, la sinistra non ha perso tempo a sfruttare le azioni di un pazzo solitario per portare avanti l’agenda politica, con Bloomberg  che invita i due candidati presidenziali ad adottare misure restrittive riguardo i diritti sulle armi da fuoco.

Era prevedibile che un pupazzo come Bloomberg avrebbe sfruttato una tragedia del genere per colpire il diritto all’autodifesa.

Romney o Obama, piuttosto, dovrebbero avere il potere per invertire una cultura hollywoodiana basata sulla violenza, che viene costantemente assimilata dai giovani.

“Voglio dire… al giorno d’oggi ci sono un sacco di omicidi provocati da armi da fuoco”, afferma Bloomberg. “A ciò deve essere posto un limite. Invece, queste due persone, il Presidente [Barack] Obama e il governatore [Mitt] Romney parlano di imprese su larga scala, come rendere il mondo un posto migliore. OK. Diteci come. E questo è un problema. Non importa come la pensiate sul Secondo Emendamento, sulle armi da fuoco, abbiamo il diritto di sentire da entrambi, concretamente, non solo in termini generali, nel particolare,  quali provvedimenti prenderanno rispetto alle armi “Bloomberg   WOR News Talk Radio 710. Continua su Neovitruvian

ed ancora
La “sparatoria di Batman” – Un omicidio rituale portato a termine da una vittima del controllo mentale? sempre su Nevitruvian

Riguardo al controllo mentale consiglio la lettura di

MK-Ultra Project. I documenti declassificati su Tutto Uno

 

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La loro “Europa unita” è una colonia da sfruttare

Lo ha scritto, su “The Independent”, Otmar Issing che non è un commentatore qualunque ma un ex membro dell’esecutivo Bce: è fallace, e fa anche ridere, l’idea che si possa reggere un sistema fondato sull’economia e la moneta ma privo di unità politica. Lo diceva nel 1991 anche Helmut Kohl, il cancelliere rifondatore dell’unità tedesca. E esiste anche una ulteriore “conditio sine qua non”: per creare un’effettiva unità – nel nostro caso “europea” – occorre la scomparsa degli Stati nazionali.
Ed è questa la volontà nascosta, di chi attualmente manovra Bruxelles: estirpare gli Stati nazionali distruggendo ciò che è invece la forza storica della nostra cultura comune, appunto le identità nazionali. Cancellato questo humus – e i banksters e i tecnocrati e i professori lo stanno facendo alacremente – però, non si “costruisce” un bel nulla. L’idea di far nascere dalla “moneta unica” dal “fisco unico”, dalle “banche uniche” un’entità forte è semplicemente folle, irrealizzabile. La devastazione delle sue radici renderà, al contrario, al massimo, il nostro continente una grande area di libro scambio, di libera speculazione per la grande finanza e le multinazionali apolidi. Altro che “unità politica”. Quella si fa soltanto con un atto di forza politico, appunto. Aggregando l’Europa delle patrie in un unico Stato nazionale europeo.
Ma non è questo che vogliono, i Lor signori. Non vogliono un’Europa unita e forte, ma debole e da colonizzare.

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Conseguenze per la Cina delle sanzioni USA all’Iran

tradotto da Francesco D’Eugenio: The Implications for China of U.S. Sanctions on Iran | Stratfor

Sommario

 Gli Stati Uniti hanno esentato fino al 28 giugno le banche straniere che fanno affari in Iran dalle sanzioni che le escluderebbero dai mercati americani. Per ora, le banche della maggior parte dei principali acquirenti di petrolio iraniano, come Giappone, Corea del Sud, Taiwan, India e alcuni paesi europei, hanno ottenuto delle esenzioni. Ma la Cina, destinataria di più di un quinto delle esportazioni di greggio iraniane nella seconda metà del 2011, è significativamente fuori dalla lista degli esenti. Sebbene essa non abbia avuto un’esenzione ufficiale, Pechino e Washington sono interessate a risolvere qualunque problema possa minacciare di alterare significativamente i legami bilaterali tra i due paesi.

Analisi

Sebbene la Cina, come il Giappone e la Corea del Sud, abbia tagliato notevolmente le importazioni di greggio iraniano nei primi mesi del 2012, non sarà esente da sanzioni, per la natura di questi tagli. Mentre sembra che le compagnie energetiche degli altri paesi abbiano tagliato le importazioni di greggio iraniano in risposta alle sanzioni USA e UE, con Seul che ha promesso di cessarle completamente all’entrata in vigore delle sanzioni UE il 1 luglio, il calo delle importazioni della Cina è dovuto a una controversia sul prezzo tra Unipec – braccio per il commercio internazionale della compagnia petrolifera statale cinese, (Sinopec) – e Tehran. Quando il contenzioso sarà risolto, le importazioni ritorneranno presumibilmente a livelli normali, come suggerisce un recente rimbalzo nelle importazioni di greggio. Durante la seconda metà del 2011, le importazioni cinesi erano maggiori del normale, mentre la Cina si preparava per la campagna di sanzioni.

Al momento le società responsabili della maggior parte delle importazioni cinesi di greggio iraniano sono due: Zhuhai Zhenrong e Unipec, con Sinopec che controlla quasi tutte le attività di raffinazione. Dati gli interessi e gli investimenti crescenti di questa società nello sviluppo delle risorse energetiche USA (in particolare progetti di gas naturale non convenzionale), e stante la sua portata internazionale in qualità di una delle tre maggiori compagnie energetiche cinesi, essa è un bersaglio molto più verosimile e potenzialmente efficace per le sanzioni americane. Se queste sanzioni funzionassero perfettamente, le banche cinesi che finanziano Unipec non potrebbero più fare affari negli Stati Uniti o all’estero con compagnie statunitensi. Ciò potrebbe arrecare gravi danni a una vasta gamma di operazioni finanziare ed energetiche cinesi negli Stati Uniti, perché sarebbero escluse dall’accesso ai mercati finanziari USA. Ma la riuscita delle sanzioni americane presume una serie di fattori. Primo, che Pechino non dirotti i finanziamenti di Unipec fuori dalle quattro maggiori banche, tre delle quali sono responsabili della stragrande maggioranza delle operazioni finanziare negli Stati Uniti, o che crei addirittura una banca specializzata per condurre affari con l’Iran. Questa soluzione sarebbe complicata, invece, se le sanzioni USA venissero applicate a Sinopec, perché sarebbe molto più difficile, per le principali banche statali, abbandonarla. Ma anche in tal caso, Pechino potrebbe ricorrere a un’altra soluzione – per molti versi persino più semplice – per aggirare le sanzioni: condurre la compravendita di greggio attraverso una complessa successione di società di comodo.

Per Pechino, una fonte stabile di approvvigionamento di greggio è essenziale per sostenere la crescita economica. Da quando è diventata un importatore netto di petrolio nel 1998, la sua domanda è cresciuta esponenzialmente. A partire dal 2009, le compagnie energetiche cinesi hanno importato più di metà del fabbisogno totale del paese. L’Iran, con le sue enormi riserve di greggio di qualità relativamente alta, è un’ottima fornitore; negli ultimi anni, tra il 10 e il 13 per cento delle importazioni Cinesi veniva dall’Iran. Sebbene il contenzioso sul prezzo con Unipec abbia abbassato le importazioni cinesi dall’Iran del 31 per cento nel primo trimestre del 2012, e nonostante Pechino abbia espresso chiaramente la sua intenzione di diversificare gradualmente i fornitori, l’Iran continuerà ad essere un importante fornitore nel futuro immediato.

Né Washington né Pechino recederanno dalle proprie posizioni riguardo le sanzioni all’Iran. Per gli Stati Uniti, le sanzioni economiche rispondono a svariati bisogni, tra cui quelli di politica interna durante la stagione elettorale e quelli relativi ai problemi militari e diplomatici ancora irrisolti in Medio Oriente. Pechino è irremovibile – come sempre – nel condannare ogni imposizione unilaterale di sanzioni. Ma sotto la superficie di tensione tra Cina e Stati Uniti sul problema iraniano, c’è una certa sinergia.

 Pechino non può permettersi di tagliare drasticamente, o addirittura completamente, le importazioni dall’Iran, sia per ragioni economiche (fabbisogno energetico in continua ascesa) sia per ragioni politiche (interesse consolidato a mantenere una partnership con l’Iran). Inoltre, non ci sono state mosse significative da parte di alcun altro produttore per incrementare permanentemente la produzione, non abbastanza da compensare una porzione rilevante delle importazioni cinesi di greggio iraniano. Non c’è ancora un sostituto affidabile a lungo termine. Allo stesso modo, gli Stati Uniti non possono permettersi di escludere le principali istituzioni finanziarie cinesi dagli investimenti in compagnie e progetti americani. Qualunque cosa prevedano le sanzioni, gli USA e la Cina continueranno a lavorare per evitare che esse complichino i rapporti bilaterali.

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